CASINÒ MUNICIPALE
CAMPIONE D’ITALIA

MARIO BOTTA
2007

Profili di case basse color pastello, tetti addossati gli uni agli altri a formare all’occhio un’unica frammentata copertura, balconi protetti da tende da sole: il paesaggio tipico di quasi tutti i paesi affacciati sui grandi laghi del nord Italia. A Campione d’Italia, minuscola exclave italiana in territorio svizzero, questa veduta è interrotta dalla presenza del Casinò municipale.

L’opera di Botta sostituisce dopo quasi un secolo il vecchio edificio sorto agli inizi del ‘900, ma attira critiche fin da subito per la sua mole, completamente fuori scala rispetto al resto del centro abitato.

L’architetto tuttavia indovina i rapporti di forza: tanto la nuova struttura sovrasta come un castello medievale il borgo che la circonda, quanto la casa da gioco in essa contenuta predomina sull’economia del comune di Campione e dei suoi abitanti.

Il comune è socio unico del casinò, cosa che fa la fortuna di entrambi per molto tempo, ma ne decreta anche la disgrazia. Nel 2018, dopo aver accumulato debiti per 132 milioni di euro, il casinò va in fallimento. Di lì a poco anche il comune dichiara dissesto finanziario. Seguono licenziamenti a catena, sia da una parte che dall’altra, e gravi disservizi e disagi per la popolazione: tutte le famiglie di Campione hanno almeno uno o due componenti impiegati nelle due istituzioni.

Nel 2022 il Casinò riapre i battenti dopo tre anni di inattività. In un rapporto di simbiosi che forse emerge anche a livello architettonico, il paese per sopravvivere deve poter contare sulla casa da gioco, e viceversa.