THE HUMAN SPACE – BALI
2018

Gusti è un'artista, dipinge quadretti votivi sotto forma di piccole miniature. E poi si arrampica sugli alberi per raccogliere le noci di cocco. Un albero in media è alto otto, dieci metri. Lui li sale da quando ha quindici anni, chissà quante paia di pantaloni avrá consumato sul cavallo per strisciare fino in cima. La sua tecnica richiede uno straccio annodato attorno ai piedi, si piegano le caviglie e si abbraccia il tronco con la pianta del piede. Lui ha sette alberi di cocco, ma non tutti sono buoni secondo lui. Solo quelli verdi, quelli gialli sono troppo piccoli. Quando è in cima, con una mano si tiene al tronco e con l'altra, sporgendosi, fa cade le noci che precipitano al suolo con tonfi sordi. Poi le vende al mercato per 20.000 rupie ciascuna, che sono poco più di un euro. Cosa succede se cadi? Muori, dice lui sorridendo amaramente. Se cadi è un grosso problema, è un mio problema. La madre, cieca da un occhio, mentre parliamo confeziona I cestini di foglie di banano che serviranno alle offerte agli dei per il giorno dopo.

I numerosi canali che portano l'acqua dalle pendici dei vulcani verso il mare e che vengono deviati e usati per irrigare i campi, si trasformano spesso in piscine e bagni per i locali, che a qualsiasi ora del giorno si rinfrescano dalla calura equatoriale.

Kusamba, villaggio di pescatori. Un estrattore di sale, che lavora e vive sulla spiaggia assieme alla moglie.

La caldera del monte Batur è un luogo misterioso. È quasi sempre invaso da nebbie impenetrabili che calano come una saracinesca davanti e dietro a chi vi si addentra, costringendo chi abita là dentro a fare una vita da spettri.

Costa nord dell'isola, cantiere domenicale in cui l'intero villaggio è impegnato a costruire bungalow di bambù in cima a una collina.

Pande cammina tutti I giorni su una scala che conta centinaia di gradini e supera oltre 500 metri di dislivello. Deve portare il materiale per il cantiere che sta ricostruendo il tempio di Pasar. I sacchi che ha sulla testa sono pieni di sassi, qui le macchine non arrivano, si sale solo a piedi. Quando gli chiedo se sia stanco estrae un pacchetto dalla tasca, trae un profondo respiro e inizia a fumare. Alcune gocce di sudore gli cadono sulla sigaretta accesa. Era il sesto e ultimo carico per oggi.

Quest'operaio che fissa la fiumana di turisti che corre per vedere il tramonto sul tempio sull'acqua di Tanah Lot.

Turisti musulmani che osservano il tempio induista di Tanah Lot, il tempio sull'acqua. La mescolanza fra religioni, in Indonesia è una materia controversa, ma vede coesistere assieme e pacificamente più di un credo sulla stessa isola.

Garuda Visnu Kencana cultural park. Ci si trovano monumenti giganti raffiguranti divinità marine, enormi cave, villaggi di baracche, templi, complessi architettonici abbandonati e bambini che portano al pascolo le proprie mucche. Quella sullo sfondo è la statua gigantesca che il governo balinese sta costruendo in onore di Visnu. I lavori andranno avanti ancora fino a tutto il 2018 e 2019.

Questa è la Jukung, la barca tradizionale balinese usata dai pescatori. Si ricava da un unico tronco scavato di Bla-lu (cedro), al quale vengono attaccati al lati due galleggianti di bambù per evitare che si capovolga in mare. Un tempo le Jukung navigavano a vela, oggi sono quasi tutte a motore. Al Bla-lu, che l'industria edilizia ha quasi estinto sull'isola, per gli scafi viene preferita la vetroresina. I costruttori sono rimasti in pochi, Pa Bakri è uno degli ultimi.

Pa Bakri vive a trenta metri dal mare con la sua famiglia. La sua casa è semplice e spoglia, è la casa di un pescatore. Con una smorfia simile a un sorriso si infila gli infradito e mostra a chi glielo chiede le Jukung, le barche in legno dei pescatori balinesi che costruisce da una vita. Sua moglie, Abu Bakri, che mastica qualche parola di inglese, parla di ciò che le mani di lui indicano e accarezzano.

Nonostante piova tanto, a Bali si beve solo acqua imbottigliata. La plastica è ovunque. Non c'è un sistema di smaltimento rifiuti efficiente e, come cultura comanda, la gente è portata a bruciare l'immondizia, che da un po' di anni a questa parte non è più composta solo da materiale organico come un tempo. A Bali la popolazione si avvelena inalando diossina nelle risaie, nei cortili delle case, agli angoli delle strade. I roghi sono ovunque. Il fumo dolciastro della diossina fa venire le lacrime agli occhi.